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  • Immagine del redattoreAndretta Baldanza

GLI ERRORI PIÙ COMUNI DEGLI AUTORI EMERGENTI: non fare editing.

Cari lettori e scrittori, eccoci arrivati al secondo appuntamento con le nostre pillole editoriali.

Oggi vorremmo discutere di un argomento assai spinoso, davanti al quale molto spesso gli autori, specialmente gli esordienti, storcono il naso inorriditi: l'editing.


COS’È?

Innanzitutto sgombriamo il campo da tutti i dubbi: l’editor non è una maestrina acida con la penna rossa ansiosa di denigrare il lavoro del povero autore. No no, affatto. Un editor è un professionista della scrittura che mette a disposizione la propria esperienza, costruita studiando, leggendo, scrivendo, per aiutare gli scrittori a migliorare il proprio lavoro. TUTTI gli scrittori, non solo gli emergenti o gli esordienti. Il che significa che anche JK Rowling ha un editor, e così Stephen King, Ken Follett, il compianto Faletti.


PERCHÈ È NECESSARIO

L’editing è fondamentalmente una revisione professionale e ponderata di tutti gli aspetti della trama. Il contenuto: la trama è credibile? Abbiamo lasciato delle fasi in sospeso? I personaggi sono ben costruiti, sono tutti utili? Le incongruenze: abbiamo detto una cosa e il suo esatto contrario dieci pagine dopo? Abbiamo ripetuto lo stesso concetto troppe volte? Ci sono dei personaggi che a un certo punto spariscono nel nulla? La grammatica: verbi, punteggiatura, refusi, ortografia… siamo proprio sicuri-sicuri di non aver commesso qualche errore grossolano?

Sia che vogliamo pubblicare il nostro libro in regime di self publishing sia che meditiamo di sottoporlo a una casa editrice che se ne prenda cura, è preferibile che il lavoro sia il più accurato possibile.


AH, MA IO SONO CAPACE DA SOLO!

Ti piacerebbe, vero? Ma posso dirti che non è affatto così.

E non c’entrano nulla la bravura o il talento, è una questione in gran parte emotiva.

Il romanzo che abbiamo scritto, specialmente se è il primo, è la nostra creatura e il nostro orgoglio, e noi non ne siamo i migliori giudici, così come spesso un genitore non è il miglior giudice dei propri figli. L’editing comporta spesso e volentieri un lavoro di ‘taglia e cuci’ non indifferente: personaggi da eliminare o modificare radicalmente, interi capitoli da cancellare e riscrivere, scene inutili da cestinare. Farlo per conto nostro sarebbe un po’ come chiedere a un chirurgo di amputare la sua stessa gamba. Senza contare che normalmente saremo così avvezzi alla storia che non riusciremo a leggere realmente il romanzo, perché ormai lo conosciamo a memoria. La maggior parte degli errori ci sfuggiranno.


UN OCCHIO ESTERNO…

Ed ecco perché è fondamentale che un professionista esterno approcci il nostro testo al fine di revisionarlo. Qualcuno che non sia affezionato al personaggio che deve scomparire, o particolarmente legato alla scena che va modificata perché contiene delle incongruenze. Un revisore asettico, attento solo alla congruenza della trama.


… E UNO INTERNO

Sia chiaro che non è facile accettare che qualcuno metta mano al nostro lavoro e trovi magari dei difetti ai quali non avevamo fatto minimamente caso, chiedendoci di armarci di cesoie e sforbiciare questo e quello. È dura da entrambe le parti, e ve lo dico da autrice e da editor. È forse la fase di scrittura più difficile da affrontare, nella quale lo scrittore a volte perde fiducia nella propria opera o si arrende, mandando l’editor metaforicamente ‘a stendere’. Ma se abbiamo davvero voglia di misurarci col mercato editoriale, questo è un passaggio fondamentale.


UN ESEMPIO DI VITA VISSUTA.

Avete presente Harper Lee? Prima di scrivere Il buio oltre la siepe (To kill a mockingbird), l’autrice aveva presentato al suo editor un altro romanzo, intitolato Go set a watchman (Va, metti una sentinella), nella quale una donna adulta chiamata Scout torna nel paese dell’Alabama dove è cresciuta per far visita al padre Atticus.


Nella metà degli anni ’50 completai un romanzo intitolato ’Go Set a Watchman’. La protagonista è una donna adulta chiamata Scout, e pensai fosse un lavoro ben fatto. L’editor, cui piacevano i flashback nell’infanzia di Scout, mi convinse a scrivere un romanzo dal punto di vista della giovane Scout.

Ne scaturì appunto Il buio oltre la siepe, considerato un capolavoro assoluto della letteratura americana, vincitore di un premio Pulitzer e il miglior libro della Lee. Senza l’editing del precedente romanzo, non lo avremmo mai letto.

MORALE DELLA FAVOLA:

Una delle migliori doti di un autore è l'umiltà. Non si può fare tutto da soli.

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