Blocco dello scrittore? Niente paura, abbiamo un trucco che funziona alla grande. Secondo uno studio pubblicato sul numero di marzo di Organizational Behavior and Human Decision Processes le persone più organizzate producono idee più creative. Perciò, organizziamoci!
SUCEDE A TUTTI
Chi non ha mai sperimentato un calo di creatività durante la stesura di un romanzo? Quei momenti in cui sappiamo che deve succedere qualcosa nella nostra trama ma non abbiamo la minima idea di cosa, e ce ne stiamo lì, come allocchi, a fissare il cursore di word che lampeggia fino a farci venire un attacco epilettico? Non credo ci sia niente di peggio nell’esperienza di scrivere di questo terribile vuoto nella testa!
L’APPROCCIO SBAGLIATO…
E cosa facciamo di solito quando accade? Ci incaponiamo. Insistiamo. Ci spremiamo le meningi letteralmente come arance la mattina di Natale, nella vana speranza di trarne qualcosa, qualsiasi cosa che possa essere trasferita al nostro foglio bianco. Cosa che non accade. Mai.
… E QUELLO GIUSTO
Secondo lo studio di marzo, rilanciato anche dall'Harvard Business Review, quando siamo impegnati su due problemi allo stesso tempo la mente trae beneficio dallo spostarsi da uno all’altro secondo tempistiche prestabilite. In pratica, in questo caso, l’elasticità non premia. Il cervello lavora meglio quando gli diciamo con estrema precisione quando pensare a cosa. Perché lasciato libero di fare per conto suo, a un certo punto il nostro cervello si attorciglia su sé stesso, incamminandosi in un vicolo cieco. Continua a girare intorno alle stesse soluzioni, senza rendersi conto che sta pensando in modo ‘rigido’. Al contrario, se cambiamo attività in modo programmato consentiamo alle nostre sinapsi di ‘resettarsi’ concentrandosi su altro e tornando reattive una volta che ci dedichiamo nuovamente al compito originario.
E PER GLI SCRITTORI?
Per estensione, lo studio originario ha dimostrato che quando siamo impegnati in un compito che richiede creatività , dobbiamo consentire al nostro cervello di pensare ad altro, di tanto in tanto. Ma non a caso: programmando rigidamente le pause. Alziamoci dalla scrivania e prepariamo un caffè, suoniamo la chitarra o riordiniamo un cassetto senza sentirci in colpa per la sensazione di stare solo perdendo tempo. Facciamolo seguendo uno schema preciso, ad esempio quindici minuti ogni due ore. Puntiamo la sveglia, se necessario. Quando non facciamo pause la nostra mente genera idee meno creative, quindi se il colpo di scena del nostro thriller stenta a manifestarsi, probabilmente fermarci è l’uso del tempo migliore che possiamo fare.
Nella stesura del mio ultimo lavoro, piú che davanti a un blocco, mi sono trovato davanti a un crocevia. Una cosa tipo "Sliding Doors"... ovvero dovevo prendere delle decisioni per far andare la trama in un certo modo o in un altro. Mi ha aiutato molto il dialogo interiore, e un po' di sana buona musica.
Bell'articolo. I blocchi nascono da tanti motivi, ma quello che serve è ricaricarsi. Con la bellezza: libri, arte, passeggiate, film. Anche con un po' di scrittura, però. Invece che scrivere quel capitolo o quella pagina del romanzo che non ne vuole sapere di uscire, si può provare a scrivere una poesia, o una pagina di diario. O persino provare a descrivere la confusione creativa della scrivania...