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Immagine del redattoreAndretta Baldanza

GLI ERRORI PIÙ COMUNI DEGLI AUTORI EMERGENTI, capitolo primo: scrivere per sé stessi.

Cari amici lettori e scrittori esordienti, oggi diamo il via a una piccola rubrica nella quale noi di Blitos vorremmo condividere con voi alcune cose che abbiamo imparato (a nostre spese!) sul mondo editoriale.

Errori, ne più ne meno, che quasi tutti gli autori fanno all’inizio della propria carriera. Che sia per inesperienza, per pigrizia o per eccesso d’autostima, queste sviste rischiano di stroncare qualunque velleità di fama e fortuna sul nascere. Vediamo la prima.

SCRIVERE PER SE STESSI

Quasi tutti gli scrittori alle prime armi che ho incontrato hanno pronunciato, prima o poi, questa frase. Io scrivo per me stesso, perché ne sento il bisogno, perché devo ‘tirar fuori’ qualcosa che ho dentro. Il che va benissimo, intendiamoci… a meno che non si desideri, a un certo punto, che un pubblico legga quello che si è scritto. Col tempo mi sono fatta l’idea che questa frase sia l’espressione di una sorta di timidezza, una ritrosia nell’ammettere che in realtà, sotto sotto, il desiderio nascosto e selvaggio è quello di diventare famosi.

Certo, può sembrare presuntuoso dirlo… perciò normalmente lo si tiene per sé, continuando con la tiritera dello scrittore ‘duro e puro’ che vuol solo dare voce alla propria ispirazione. E ammettiamolo: a volte ci crediamo talmente tanto che la profezia si auto-adempie: scriviamo letteralmente per noi stessi, perché praticamente nessun altro leggerà mai quello che abbiamo scritto.



DICIAMOLO CHIARO E TONDO

Se la meta da raggiungere è la pubblicazione, scrivere per sé stessi è SBAGLIATO. Bisogna scrivere per il lettore. Il che non significa svendere la propria arte come delle prostitute qualunque, intendiamoci. Non vuol dire piegarsi alle bieche regole del mercimonio :-) Ricordiamoci che i più grandi artisti di tutti i tempi hanno lavorato dietro commissione! A noi probabilmente questo non succederà, ma è necessario comunque conoscere un minimo il mercato al quale ci rivolgiamo


COME SI FA?

È relativamente semplice: prima di tutto bisogna identificare con precisione il genere nel quale ci vogliamo cimentare. Quali caratteristiche ha il romanzo che abbiamo in mente? È un fantasy? È un romance? È uno storico? Una volta fatta questa prima analisi, bisogna conoscere i gusti dei lettori del genere che abbiamo identificato. Qui ci sarà molto utile fare un bel giretto su Amazon, o ancora meglio in libreria. Dobbiamo guardare i libri pubblicati con l’occhio del marketing e valutare la concorrenza.


Per differenziarci? Tutt’altro! Questo è un malinteso assai comune. Trama a parte, tutto il resto del ‘prodotto libro’ che desideriamo confezionare deve essere il più possibile conforme ai canoni propri del genere al quale appartiene.


A PARTIRE DALLA COPERTINA

Mettiamoci nei panni di un lettore di fantasy. Davanti allo scaffale di una libreria, da cosa sarà attirato? Da una copertina con draghi, elfi e maghi o da un’immagine, magari bellissima e originalissima, di prati fioriti e montagne innevate? La risposta mi pare abbastanza ovvia. Il romanzo deve essere immediatamente identificabile, e il primo modo per renderlo tale è fornirlo di una copertina che sia esattamente come il fan del genere si aspetta. Altrimenti, il libro non solo non sarà letto, ma non sarà nemmeno notato. E se lo scopo è diventare famosi, va da sé che il nostro libro debba essere VISTO.


MORALE DELLA FAVOLA

Quindi, alla fine di questa lezione di 'editoria numero uno', il riassunto potrebbe essere emplicemente questo: studiate, autori. Prima, durante e dopo la pubblicazione. Spoiler alert: questo è un consiglio che sentirete ancora.




Seguiteci per altri post sul mondo dell’editoria e degli autori emergenti. Il 19 aprile parleremo di editing.

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