Viviamo in tempi strani.
Abbiamo martoriato la Terra con azioni scellerate e poco lungimiranti che ne hanno rovinato l'ecosistema; ci sono guerre ovunque; il riscaldamento globale, la riduzione della biodiversità, il buco nell'ozono... tutte queste cose fanno sì che siamo la fortunata prima generazione a vivere l'eventualità dell'estinzione della nostra specie non soltanto come 'roba da film di fantascienza'.
Ma c'è di più: per la prima volta nella storia, la nostra (eventuale, per carità) estinzione sarebbe autoinflitta, ovvero provocata da noi stessi. Almeno, i dinosauri non si sono tirati addosso il meteorite da soli!
Una tale situazione dovrebbe scatenare delle reazioni molto gravi e importanti, e innescare un cambio di rotta repentino tale da scongiurare i pericoli più immediati. Ma così non è. Oggi fatichiamo ancora a mettere in atto semplici comportamenti che potrebbero aiutare il pianeta a salvarsi (la raccolta differenziata, questa sconosciuta!), continuiamo a rivolgerci a fonti di energia non rinnovabili e inquinanti, trattiamo chi invece ci mette in guardia come nient'altro che un uccello del malaugurio, poco gradito e poco ascoltato. Quante ne sono state dette du Greta Thunberg?
Ci è difficile, se non impossibile pensare 'in avanti' per salvaguardare il pianeta per le generazioni future; non siamo capaci di metterci nei panni di chi verrà dopo di noi. Soltanto un cambio di mentalità sostanziale (oltre che di comportamenti) potrà salvarci. E chi mai riuscirà a innescare un tale cambiamento nei cuori, nei sentimenti, nelle anime di tutti noi?
No, non saranno né la politica, interessata al potere più che a ogni altra cosa, né l'economia che pensa prima di tutto al benessere economico. Sarà la cultura, o meglio, la letteratura.
LEGGERE CI SALVERA' TUTTI.
La lettura avrà un ruolo decisivo e cruciale nel nostro prossimo futuro
«non solo per funzioni secondarie quali educare all’empatia, far crescere la consapevolezza della crisi ambientale, immaginare come sarà il disastro futuro, o raccontare storie di buona cittadinanza ambientalista; ma anche e soprattutto per allargare l’orizzonte, per spostare il nostro sguardo sul mondo oltre gli schemi di realtà abituali, risvegliare risorse dimenticate, espandere le nostre facoltà e far compiere all’uomo di oggi una vera e propria metamorfosi».*
La letteratura è per sua natura ispiratrice.
Fino ad oggi abbiamo sentito le parole assertive di climatologi, geofisici, oceanografi che come tanti moderni Noè ci annunciano la catastrofe imminente senza che questo smuova minimamente le nostre coscienze. Dobbiamo quindi rivolgerci alla parola suscitaiva, o ispiratrice, propria della letteratura per stimolare quel tipo di risposta empatica che serve per mettere al sicuro non tanto noi, ma i nostri discendenti.
Il dolore, la pena, la paura descritti dalla letteratura su questo argomento potranno, forse, risvegliare i nostri istinti migliori, liberare il pathos necessario a fare davvero finalmente qualcosa.
Noi ce lo auguriamo di tutto cuore.
E credeteci: non sarà mai troppo presto
*Carla de Benedetti, ordinaria di lingua e letteratura italiana all'università di Pisa e scrittrice
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